mercoledì 29 ottobre 2014

AVREBBERO DOVUTO RACCONTARCELA COSì..

Non appena l'ho visto, l'ho subito voluto vedere..
Maleficent, la rilettura della fiaba “La Bella Addormentata” se lo vedi ti rapisce e ci porta in un viaggio dentro la Donna nella sua totalità, non privilegiando le parti di “bella, buona, impeccabile, ragionevole”..

Siamo cresciute in questa logica dove la Principessa dà luce alle nostre qualità e la Strega invece è la parte Ombra che descrive quello che non ci è permesso..

Maleficent invece illumina la Parte Ombra di ognuna di noi, quella che abbiamo paura di far vedere, di esprimere e di metter alla luce..
Ne racconta la storia partendo dall'infanzia di questa fata che si prende cura del mondo selvaggio e naturale in cui vive, che descrive un po' la nostra vera natura.. i nostri istinti meno addomesticati dalla cultura e famiglia.. le nostre origini spesso negate e deformate dalle nostre relazioni..

Ma la piccola “Malefica” (in italiano) si innamora di un ragazzo, Stefano, proveniente dal mondo opposto dominato dal potere, che inizialmente costruisce un legame profondo con la giovane fata. Stefano però, diventato grande, si fa assorbire dal desiderio di potere e fama, e nel sonno taglia le grandi Ali dal corpo di Malefica ricevendo la ricompensa (il trono) dal Re del mondo opposto, che tanto voleva condannare a morte la fata..



Per il momento vorrei fermarmi a riflettere con voi su questa prima parte cercando di cogliere il legame di molte relazioni tormentose in cui si trovano soffocate molte Donne...

Malefica rappresenta un po' la nostra parte Selvaggia di cui vi parlavo negli altri articoli, la parte che meno si è sottomessa a certe pressioni di “brava, paziente,..” e che per questo attrae l'attenzione di quegli uomini che godono nel vedere imprigionata questa forza sotto il loro controllo.
Malefica viene presentata come orfana, rispecchiando una Donna che ha delle ferite nella sua infanzia e che non ha avuto una “base totalmente sicura” su cui contare nella famiglia che le appartiene..
Proprio per questo cade illudendosi in un rapporto che inizialmente le sembra ideale, perfetto e rassicurante tanto che si addormenta tra le braccia di quell'uomo fidandosi..
 in questa fase iniziale si crea quello che definisco “Gancio” che poco ha di autentico..
è solo una fase di grandi corteggiamenti e lusinghe che si fanno per intrappolare la Donna creativa nel sonno appunto.. per addormentare ogni suo “avviso di pericolo”..
Tipico è il confidare qualche episodio di coppia e alle parole preoccupate dell'amica o confidente si risponde che “non lo conosce abbastanza, che non farebbe mai una cosa del genere, che non è come sembra, che è solo invidia perchè tutte vorrebbero un uomo così,..”




Questo legame però si rivela la trappola della sua libertà.. riprendendo il film, nel sonno infatti Stefano taglia la parte più importante di Malefica ovvero le Ali..

Le Ali potrebbero rappresentare la parte creativa della Donna, tutto ciò che terrorizza quell'uomo che non tollera la forza femminile.. dovuto probabilmente ad un rapporto ambiguo con la propria madre, che lo spinge a punire le donne con cui entra in contatto come punire quella donna che gli ha dato ma anche tolto molto..

Spesso non ci si accorge subito di questo risvolto del legame “patologico” perchè prese dai ricordi delle lusinghe iniziali e dal “gancio” che ormai si è creato tra le due persone..
Ma nel momento in cui la Donna si risveglia da questo sonno sente immediatamente che questo legame lega la sua anima più preziosa.. questo momento è ben rappresentato dall'urlo che scoppia in Malefica nel film e dal dolore nel suo viso..

Questa è una fase necessaria dello sciogliersi di questo legame distruttivo e porta al risveglio della consapevolezza di tutto quello che è accaduto, rivedendo ogni momento passato insieme a quell'uomo inizialmente Ideale come i passi verso una trappola che sempre di più le ha tolto molto sicurezze..
Il corvo che Malefica trova nel film, risvegliata senza le sue ali, “diverrà le sue nuove ali e spierà ciò che Stefano combinerà nell'altro mondo ”..
La consapevolezza infatti si arma di una forza interiore, come un terzo occhio e orecchio che si mettono in guardia su ciò che potrà accadere perchè il gancio tra i due, anche se meno solido, c'è e necessita di un'accurata sorveglianza per non cadere in altre trappole..



In questa parte del film si inserisce la nascita di Aurora, la famosa “Bella Addormentata” che nasce dal rapporto tra Stefano ed una Regina depressa che presto morirà..
In questo momento di prima consapevolezza della Donna sulla distruttività del rapporto con il proprio uomo, nasce il viaggio interiore verso la Bambina che si è state e la riscoperta delle proprie origini, per andare a curare quelle ferite cha hanno fatto inciampare in un rapporto così patologico...



Intanto vi lascio al trailer del film e nel prossimo articolo continueremo in questo viaggio nei rapporti che distruggono le parti Creative delle Donne...le loro “Ali”.



Buona settimana Donne Nuove e..per questo Halloween....

A presto!
Barbara

mercoledì 22 ottobre 2014

Siate fate "ignoranti" ma consapevoli che...

Negli ultimi tempi mi sto appassionando dei significati che hanno i tanti simboli e figure che incontriamo fin da piccoli, proposti nel “mondo ideale” per i bambini ovvero della fiabe e favole..
Queste storie ci hanno rapite.. ascoltate dalle voci della nostra famiglia o viste sullo schermo hanno rinforzato dentro di noi ciò che è “giusto,buono” e “cattivo,sbagliato” da combattere e distruggere..
Siamo abituate fin da piccole a tutto ciò che dobbiamo essere pagando un duro prezzo: ogni volta che faremo qualcosa di sbagliato, che non metterà in luce quelli che crediamo i nostri pregi ci sentiremo sbagliate, in colpa, trovando mille giustificazioni e pensando che noi realmente non siamo così “maleducate, poco disponibili ed egoiste”..


In questi giorni sto leggendo molto in merito ad una delle figure che ha fatto parte delle nostre infanzie ovvero della Fata, presentata sempre come la rappresentante del bene, la perfezione con poteri soprannaturali e colei che risolve tutto con un colpo di bacchetta magica..
La fata ha sembianze della fanciulla, dalla pelle candida, e presiede il destino degli uomini; di solito riveste quell'immagine idealizzata di Donna che dona consigli nei momenti critici che i personaggi della fiaba si trovano dover fronteggiare..


Nel mio lavoro spesso mi capita di essere rivestita di questo ruolo, come anima idealizzata materna e femminile che dispende buoni consigli e buone attitudini per conquistare o ri-conquistare ciò che è stato perso..
In tutto ciò si rende evidente un'immagine interna di Donna che interviene rendendo però passiva la persona stessa, che è PROTAGONISTA invece della sua storia, e portando con sé, in fondo, il messaggio dell' annullamento della propria volontà e della possibilità di scelta..
In questo simbolo Ideale di fata però si dimentica spesso un aspetto fondamentale..

La sua indole tuttavia non è univocamente buona. Oltre alla vanità ed all'egocentrismo che la distingue, è fortemente permalosa ed irascibile, un solo torto può scatenare la sua ira ed il suo dispetto, può trasformarla in furia e può spingerla a lanciare maledizioni.
Ha quindi oltre ad un ruolo di premiazione anche un ruolo fortemente punitivo..”

Questo è proprio il risvolto della medaglia, o della bacchetta magica..
ad estreme idealizzazioni, seguono distruttive svalutazioni e quindi nel momento in cui ci si vorrà dividere per crescere da questa sorta di immagine materna femminile, tutto si potrebbe ritorcere contro di noi come in una potente maledizione..
L'immagine di fata mi piace più associarla a quella creatura interna, che segna un passaggio di crescita, in cui è necessario “lasciare andare” (PERDERE) quest'immagine idealizzata di Donna che comporta da parte nostra eterni obblighi e doveri e vederne la parte selvaggia ovvero la possibilità di svegliarsi da un mondo di immagini e ruoli che non ci appartengono e vestiamo solo per ricevere un minimo di affetto..
L'opportunità per uscire dai soliti ruoli e di rimettere in gioco le cose.. 
e portarci verso la crescita creativa e la vera evoluzione..




Collego di colpo a questa creatura anche l'immagine che molte donne ostinano ad avere con i loro uomini; si creano un'immagine che diviene il loro ruolo, in cui è sempre disponibile, diligente, comprensiva e pronta ad ogni sacrificio pur di vedere brillare gli occhi del compagno...
ma questa immagine Ideale di “Donna Adorabile” fa vivere la donna in uno specchio imprigionandola in doveri che, se non compie, potrebbe pagarne il pegno più caro: non essere più amata
                                                 riconosciuta
                                                 distrutta..

Linda Leonard nel suo libro “La Donna Ferita”, descrive questa sorta di prigione con queste parole..

Questa Donna diventa l'immagine di ciò che il suo uomo si aspetta che sia, adattandosi alle sue fantasie con il femminile.
All'esterno può apparire sicura e vincente e, come una potente principessa, può suscitare l' invidia dei desideri segreti di molte donne.
Ma interiormente la sua identità è fragile e insicura perchè, posando continuamente per gli altri, ignora chi è lei realmente..”

Vi lascio con questa canzone di Bennato...



Buona settimana Donne Nuove!!

Barbara Novello
Psicologa
Centro per le Donne di Valdagno 

giovedì 16 ottobre 2014

Contro ogni gabbia



[Ho deciso di pubblicare questo post in versione "doppia" su donneincontatto e qui, perché il messaggio parte proprio dall'idea dello sportello donna, la voglia di aiutare le donne a essere più consapevoli, a poter essere se stesse nella loro vita. 
Il senso della rubrica del giovedi su donneincontatto lo potete approfondire qui, e adesso vi lascio al post ma soprattutto alle immagini, che colpiscono nel segno più di tante parole... ] 


Nel mio studio di Vicenza ho una gabbietta di legno, di quelle orientali, piene di riccioli e curve... un piccolo castello per uccellini. 
Incuriosisce chi entra e spesso lo uso come metafora per spiegare come si sentono alcune persone che arrivano a sedersi di fronte a me. 
La porta della gabbietta è aperta. 
Dentro ci sono tre uccellini: uno di pietra, che guarda dalla parte opposta della porticina. Rappresenta quando siamo dentro a una situazione difficile, immobili e congelati, senza nemmeno accorgersi che c'è una via d'uscita. 
Qualcuno magari si sente in un castello, ma è pur sempre una gabbia. 
Un altro uccellino è colorato e sosta sulla porticina. E' sulla soglia, fermo e in osservazione. Non è ancora pronto per volare ma sta scoprendo che là fuori c'è un mondo diverso da quello che ha vissuto fino a oggi. 
Il terzo uccellino è sopra la porticina aperta, con le ali spiegate e sta per spiccare il volo. E' pronto a  rischiare e lasciare le vecchie abitudini per cercare la sua strada. 




Oggi vi ho raccontato questa storia perché sulla scia del post di lunedi (qui), spero che sempre più donne lancino quel sasso e trovino la loro libertà.  












Non sono un uccello; 
non c'è rete che possa intrappolarmi: 
sono un essere umano libero
con una volontà indipendente
                                                 (C. Bronte)





la Libertà è essere te stessa 
senza il permesso di nessuno




buon week end 
virginia 

(fonte immagini: Pinterest qui)



mercoledì 15 ottobre 2014

...Una casuale PERDITA?


Care Donne Nuove,

quello che sto per scrivere non segue ciò che avevo programmato..
la chiavetta in cui avevo inserito l'articolo è “scomparsa”,persa... e dopo aver fatto la caccia al tesoro stasera mi sono messa alle spalle i programmi e parto da questo per riflettere con voi...

Spesso quando arriviamo nella stanza della terapia, non arriviamo mai a caso e la maggior parte delle volte siamo costretti a presentarci, esausti dai nostri dubbi logoranti che hanno tolto ogni energia e messi davanti all'ovvio ovvero che da soli questa volta non possiamo uscire da ciò che ci tormenta...

Si tratta della perdita, questa “scomoda signora” che inaspettatamente ci balza di fronte facendoci perdere quella sicurezza che prima avevamo..
ci spiazza facendoci fare eterni confronti (già persi in partenza) di “come stavamo meglio prima, di quanto eravamo più spigliati, spensierati, rinvigoriti,..” e di “come invece siamo ora, più svuotati, disorientati, persi nel vuoto di dubbi, rimpianti e rimorsi,..”

Ma è proprio questa fase in cui ci sentiamo persi, che le cose non hanno più quel senso rassicurante e che quasi non ci riconosciamo più che inizia il percorso verso noi stessi...
E' proprio nel caos che alle cose si può attribuire un senso Altro,
dare un significato diverso da quello che ci raccontiamo ogni giorno per tenere a bada le nostre più scomode paure..
Certo nella confusione è difficile abitare, siamo abituati a dare un ordine logico a tutto quello che ci capita per prenderne controllo e non perdere l'orientamento; ma questa è solo la maschera che mettiamo alle nostre azioni che blocca “la strada creativa delle possibilità Altre” che ognuno di noi ha dentro di sé.




Nella perdita vista come crescita però c'è sempre un prezzo alto di dolore e di frustrazione: avviene l'arte di saper LASCIARE andare qualcosa, QUALCHE PARTE DI NOI..
..parte di quella Bambina che vive dentro il nostro esser Donna e che vuole rimanere attaccata a certe convinzioni... certi legami, per darne una spiegazione e averne una piccola rivincita..
Ma questo ci porta a rivivere gli stessi rapporti, gli stessi LEGAMI in cui il nostro “ruolo” di vittime, persecutrici al tempo stesso e sottomesse “attive” alla ricerca di QUELLA relazione... tutto ciò ci fa aggrappare ancora di più a quel tipo di partner,  quasi per tentare di aver per una volta noi il controllo e vincere questa lotta di potere, che non è amore o affetto come pensiamo...

Chi vogliamo riscattare in quel legame?





Ricordiamo che ogni volta sentiremo quel senso di vuoto, quell'abbandono improvviso o quel distacco inaspettato che attiva in noi delle parti non accettate, che prima non ri-conoscevamo... quello è tutto ciò che riporta a noi stesse.




Parlando di perdita, unione e separatezza mi viene in mente una citazione di un libro, “ Distacchi” di Judith Viorst, in cui viene citata la frase di un poeta:

Questa pianta vorrebbe crescere
ed anche essere embrione;
svilupparsi ed anche fuggire
La condanna a prendere forma...”

Inizialmente vediamo la perdita ed il distacco come una condanna, siamo nati uniti ad un altro corpo anzi al corpo della Donna che ci segnerà più profondamente...
ma usciti dal tunnel della ripetizione di certi ruoli e maschere che ci imponiamo, raccoglieremo i pezzi di quella separazione unendoli per ricostruire la Nostra Nuova possibilità..
di crescere come Donna Nuova...


Buona settimana Donne Nuove!!

Barbara Novello

psicologa Sportello per le Donne a Valdagno

mercoledì 8 ottobre 2014

Il Nuovo Inizio...


Il nuovo Inizio...il punto di Ri-Partenza...
Ri-Troviamoci!



Care Donne Nuove,

l'entusiasmo per questo nuovo progetto non ci ha fatte trattenere..
partiranno a breve i corsi per le future volontarie e noi siamo già qui ad unire i pensieri e le emozioni legati a questo INIZIO...

Mi piace pensare a questo Spazio come luogo non solo spaziale ma che mano a mano diventerà lo Spazio che ognuna di noi ritroverà dentro di sé..
Spinte ad una corsa a staffetta quotidiana in cui dobbiamo essere sempre pronte ed impeccabili ad ogni sfida di madre, manager, commessa, moglie,.. ci dimentichiamo del nostro SPAZIO come DONNE prima di tutto, pensando che siano i ruoli a definire la nostra identità e dimenticandoci invece delle nostre radici e della nostra essenza creativa...

Contro-corrente potrà sembrarvi ma l'ingrediente principale per la nostra RI-NASCITA sarà proprio “FERMARSI” e non aver paura di ascoltarci per quello che desideriamo e di cui si abbiamo bisogno veramente...





Di colpo mi vengono in mente le parole di Pinkola Estès, nel libro “Donne che corrono coi lupi”, sulla donna e la sua natura selvaggia intesa come recupero dell'intuito, della consapevolezza di sé e della propria energia creativa:


“Quando le donne riaffermano il loro rapporto con la natura selvaggia, vengono dotate di un osservatore interno permanente, di un conoscitore, un visionario, un oracolo, un ispiratore, un creatore, un inventore ed un ascoltatore che guidano, suggeriscono e incitano ad una vita vibrante nel mondo interiore e nel mondo esteriore...”


Questo è il migliore degli auguri per il nostro progetto...
...che riesca ad accendere in tutte voi Donne che vi affacciate a questo Spazio una scintilla luminosa di consapevolezza di e in voi stesse...
...che riesca a farvi accarezzare la vostra natura selvaggia, non intesa come terreno pericoloso ed inconcepibile ma come la base del vostro essere... quella meno inquinata dai rapporti che vi agganciano fino a farvi perdere la speranza di potervi slegare...






Senza la nostra Natura Selvaggia ci sentiamo incomplete e ci ostiniamo alla ricerca di un qualcosa che ci renda complete: un nuovo lavoro, un nuovo compagno, un nuovo amante, un nuovo non “passa-tempo” ma come lo chiamo io “ruba-tempo”... e rimaniamo fedeli ai binari del circolo vizioso che ormai conosciamo a perfezione....

Ma anche la donna più repressa ha una vita segreta, con emozioni e pensieri nascosti che sono lussureggianti e passionali,... naturali. Anche la più prigioniera custodisce dentro di sé il sé Selvaggio, perchè anche se ha smesso di crederci sa che un giorno ci sarà un'apertura,una possibilità....
e a questo richiamo non potrà tirarsi indietro perchè le appartiene più dei ruoli di “paziente”, “taciturna”, “che conta fino a dieci”....

Come scrive Pinkola Estes... 
LA DONNA SELVAGGIA VI APPARTIENE.
APPARTIENE A TUTTE LE DONNE...



A presto e buona settimana Donne Nuove!!!!!

Barbara Novello
Psicologa
Sportello “DonnaNuova”

lunedì 6 ottobre 2014

Dillo alla luna...



Affascinante e misteriosa la luna. 
Faccio fatica a immaginare che oltre quarant'anni fa degli uomini con un candido scafandro, abbiano mosso i loro passi leggeri sul suo suolo, come su un qualsiasi pezzo di terra di questo nostro ormai agonizzante pianeta.
La luna per me continua ad avere un alone di magia e interrogativi, troppo vicina per essere sognata e troppo distante per essere vissuta.
Fedele, ruota da milioni di anni intorno alla terra, esercitando una perenne attrazione e permettendo fenomeni naturali come le maree, l'erosione delle terre, l'esito delle semine e della vita agreste dell'uomo.
Scandisce il ritmo del tempo, accompagnando l'alternarsi dei mesi e delle stagioni.
È specchio di una luce non sua, perché non emette una luce propria ma riesce a riflettere quella ricevuta dall'egocentrico sole, mostrandosi a noi con quel suo volto sobrio e ben incipriato.

Da sempre è stata avvicinata al mondo femminile o forse, è il nostro mondo di donne che è stato avvicinato a lei e alle sue leggi, perché insieme condividiamo la ciclicità, l'alternanza, la mutevolezza... ci dicono spesso che siamo 'lunatiche' e io, che all'inizio mi difendevo un po', col tempo, ho imparato a prenderlo come un bellissimo complimento.
Di fronte alla luna piena provo sempre un senso interiore di completezza e appagamento, perché rappresenta il compimento, la perfezione, l'emanazione di un'energia che sembra bastare a se stessa.
Ma se fosse sempre così, sarebbe lo stesso? Credo di no.
Una luna sempre uguale a se stessa, rotonda, immobile, piena, porterebbe inevitabilmente a un disagio sottile, quello che ci coglie quando tutto intorno a noi è fisso e immutabile, stagnante.
La “lunaticità”, la tendenza a mutare, trasformarsi, è qualcosa di imprescindibile dalla natura delle cose e anche in quella umana: noi donne ne siamo maggiormente chiamate in causa perché il nostro corpo testimonia questi passaggi inevitabili con il ciclo mestruale, la maternità, e, perché no, con l'umore ballerino.
Il ventre di ogni donna prende le sembianze della luna quando è abitato da un bambino, ma anche nella sua funzionalità mensile perpetua ripercorre le fasi della sorella in cielo: produzione, crescita, maturazione, espulsione, rinnovamento.

Fior di scienziati si sprecano a ricordarci che molti di questi aspetti sono 'casuali': è un caso che il ciclo femminile abbia la stessa durata di un ciclo lunare, è un caso che i bambini nascano di più in certe fasi di luna, è pure un caso che si riscontrino corrispondenze fra la vita vegetale e il lunario.
Ma io dico: che ce ne importa? Perché è sempre necessario seguire e incasellare tutto secondo la logica analitica e sequenziale del metodo scientifico?
Seguire la luna è anche questo: ricorrere all'intuito, all'interiorità, la sensibilità e sensitività che ci guida in territori inesplorati e per questo creativi e portatori di nuove energie.

Lilith ci accompagna. È la luna nera, il momento brevissimo (luna nuova) in cui rimane in linea con il sole e scompare ai nostri occhi.
Lilith rappresenta un'opportunità. È il momento più idoneo per cambiare, per eliminare il vecchio e far posto al nuovo, rigenerarsi ed evolvere.
Forse è per questo che spaventa un po'.
Poi arriva la fase crescente: si possono mettere le basi per nuovi progetti, investire energie ed essere dinamici.
La luna piena, come vi ho detto rappresenta il culmine delle potenzialità e della realizzazione, ma porta con sé anche il necessario messaggio che qualcosa sta per invertire di rotta.
Ed ecco che subentra la fase calante: momento di rielaborazione e riflessione, sintesi e bilanci.
E via di nuovo si riparte, con nuovo slancio ma anche con la consapevolezza che se qualcosa è sfuggito lo si può riacchiappare, ancora un altro giro di giostra ci è permesso.
Ma la saggezza della luna alla fine ce la portiamo dentro, anche quando, mature e assennate, la natura ci priva della ciclicità che ci è appartenuta per decenni.
Momento difficile da accettare per alcune, per altre la fine di un incubo, per altre ancora semplicemente un nuovo inizio.
È vero, perdiamo la possibilità biologica di creare ma resta intatta e anzi, credo si potenzi, quella inconscia e immaginifica di ricrearsi, di donare senso alla realtà e alla propria natura argentea e recettiva.

Non smettete mai di dare possibilità al rinnovamento che vi appartiene.

Un invito per tutte: “se c'è qualcosa che non ti va... dillo alla luna... può darsi che porti fortuna...” (da V. Rossi, 1988).



Virginia Cioni 
psicologa, psicoterapeuta
Sportello "Donna Nuova"
articolo già pubblicato sul blog donneincontatto qui 

Corso base per Volontarie



Per rendere possibile il nostro progetto sarà necessario l'apporto di volontarie con il compito di prima accoglienza che faranno da filtro nell'indirizzare le donne ai professionisti di cui hanno necessità.
A questo proposito partirà un CORSO GRATUITO per volontarie che tratterà le seguenti tematiche:
- il ruolo della volontaria
- metodologia dell'accoglienza: colloquio telefonico o vis-à-vis
- gli strumenti dell'accoglienza tra limiti e possibilità

Il corso si terrà presso la sede di Punto D (Cittadella sociale di Valdagno, via Regina Margherita) 
lunedi 13 ottobre e lunedi 27 ottobre dalle ore 19.00 alle ore 20.30.
I posti sono limitati, raccogliamo le iscrizioni entro venerdi 10 ottobre
telefonando al 347/6176886 oppure scrivendo direttamente a questo indirizzo mail.

Allarga l'invito a tutte coloro che credi possano essere interessate a questa importante iniziativa!!

Benvenuta!



Cara amica, 
benvenuta nel nostro spazio virtuale. 

L'Associazione Punto D - per i diritti e le pari opportunità - di Valdagno in collaborazione con Studio Progetto Soc. Coop. Soc. e un gruppo di professioniste sta dando alla luce un importante progetto: l'apertura di uno Sportello Donna<"> a Valdagno.

La nostra idea è quella di mettere a disposizione delle donne del nostro territorio, che vivono situazioni di violenza fisica e/o psicologica in ambito domestico, lavorativo o altro, uno spazio di ascolto e di informazione gestito da professioniste, psicologhe e legali che le possano supportare ed accompagnare in un momento così delicato.

"Donna nuova" vuole essere in primis uno spazio di prima accoglienza per donne in difficoltà, ma anche un luogo di condivisione e sostegno fra donne, crogiuolo di idee e proposte per il nostro territorio, colorato di sfumature al femminile. 

Per informazioni e contatti puoi chiamare il numero >347/6176886 oppure scrivere alla mail donnanuovavaldagno@gmail.com